Associazione Teatro di Buti
SILENZIO
di Harold Pinter
regia Dario Marconcini
con Emanuele Carucci Viterbi, Giovanna Daddi e Dario Marconcini
scene e luci Riccardo Gargiulo e Valeria Foti
Silence si può considerare una rarità perchè è inedito e quasi mai rappresentato.
è un testo breve che però, a detta dell'autore, è stato il lavoro per il quale ha impiegato più tempo per la scrittura a causa della "sua struttura piuttosto difficile".
è un testo che ha a che fare con la memoria e con il passato o meglio con l'ossessione della memoria e le sue vertigini.
Qui i temi della memoria, della perdita della memoria, dell'amore e dell'assenza di amore, della solitudine, sono affrontati dai tre personaggi del dramma, ognuno chiuso in un proprio spazio, uniti solo dal paesaggio che li circonda e anche se hanno brevi incontri, essi sono in forma di epifania, evocati dai loro ricordi.
Il flusso della memoria nel quale sono quasi perduti i tre, ma che è quello che li mantiene in vita, riaffiora nella loro mente pur confondendosi, così mentre il ricordo si scolora e sbiadisce, le parole che dapprima con urgenza erano affiorate sulle loro labbra si riducono a poco a poco a una litania che viene ripetuta sempre più lontana, inutile e vuota e che un cappio avvolge la loro mente impedendo loro di andare avanti, quasi soffocandoli, portandoli infine sull'orlo dell'afasia e del silenzio.
Possono essere utili due frasi, la prima di Pinter: "Quello che mi interessa di più sono le nebbie del passato" l'altra di Ellen, il personaggio femminile di "Silenzio": " Non sono mai sicura se ciò che ricordo è di oggi, di ieri o di tanto tempo fa".
Questo testo è l'occasione per, in qualche modo, indagare attorno ai meccanismi segreti della memoria per cercare di entrare, anche se con pudore, nella "casa misteriosa degli animi".
Dario Marconcini