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Festival Lunatica / Associazione Teatro di Buti


PAOLO BONACELLI in
SENZA VINCITORI NE VINTI
grande guerra 1915/18


di Mario Rigoni Stern e Francesco Niccolini
musica di Alessandro Grego
interpretata dal Coro Valcavasia diretto da Cesarino Negro
consulenza storica Lorenzo Capovilla, Giancarlo De Santi, Meme Pandin

grazie a Loris De Martin e ai comuni di Cavaso del Tomba, Alano di Piave, Pederobba e Possagno (TV)

con Paolo Bonacelli e Giuseppe Nitti

assistente alla regia Antonio Ligas
spazio scenico e luci Richard Gargiulo
tecnico Valeria Foti
regia Alessio Pizzech



Oggi mi sembra che tutto questo è stato semplicemente l'impossibile che accade, una guerra smisurata dove milioni di uomini senza nome, senza voce, senza diritti furono trasformati in carne da macello, costretti a una morte priva di dignità, senza alcuna forma di riservatezza e compianto. Priva di senso, lutto e sacralità. Le immagini dell'olocausto che da lì a poco un'altra follia criminale avrebbe generato, l'ammasso informe di cadaveri prodotti dal nazismo, la riduzione radicale degli uomini a cosa, e dei vivi a poltiglia, hanno nelle trincee della prima guerra mondiale un precedente ineliminabile.
[dal testo dello spettacolo]

È raccapricciante quello che accadde in Europa tra il 1914 e il 1918: l'invenzione di una “guerra mondiale”, il conflitto dove le armi di sterminio di massa trasformarono numeri usi ed effetti delle vecchie guerre nel primo degli incubi e delle stragi che il Novecento ha saputo generare, perversa applicazione di nuove tecnologie e cinismo militare e industriale. Quasi tre milioni di tedeschi e austriaci, quasi due milioni di russi, un milione e mezzo di francesi, un milione di inglesi, seicentocinquantamila italiani.

Provare a rileggere, novant'anni dopo, quegli eventi è una esperienza che illumina di una strana luce tutto quello che è seguito, pone domande che non sempre trovano risposta, e al tempo stesso apre la strada alle follie criminali che investirono l'Europa e poi il mondo in fulminea e pandemica espansione.
Inevitabilmente quegli anni e quelle storie sono diventate materia di studio e di creazione artistica e letteraria. Fra gli autori italiani che più hanno scritto sulla prima guerra mondiale, indubbiamente c'è Mario Rigoni Stern, con i suoi Racconti di guerra, e con i due romanzi brevi, i capolavori L'anno della vittoria e soprattutto Storia di Tönle, dove la guerra viene raccontata attraverso la fulminante esperienza di un civile, contadino ottantenne originario dell'Altipiano d'Asiago.

Attraverso sei mesi di studi, interviste e approfondimenti affidati a Francesco Niccolini, drammaturgo e scrittore noto per le ricostruzioni scritte per Marco Paolini (Vajont, Parlamento chimico, Bhopal, ITIS Galileo), la storia del vecchio Tönle Bintarn si è allargata ed è divenuta un racconto teatrale a più voci.
Come è facile intuire anche dalla scelta del titolo, questo lavoro cerca di tenersi lontano dalla retorica e da ogni voglia di celebrazione, sprofondato nel disgusto per un bagno di sangue ingiustificabile, e al tempo stesso impegnato a non rimuoverne l'orrore e la memoria.

   


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