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Associazione Teatro di Buti – Fondazione Pontedera Teatro

FAUST
storia di una confessione, di un contratto e di un amore

con Giovanna Daddi e Dario Marconcini
testo e regia Dario Marconcini


Quando si pensa al Faust, siamo come schiacciati dalla quantità di scritti, di opere teatrali, di poemi, di opere liriche, di lieder, di romanzi, di saggi, di films, insomma una infinità di lavori ispirati a questa storia, un mare sul quale è difficile la rotta che decida la nostra scelta di campo.
È come se in questo mare Faust, intorno alla nostra zattera/testoteatro, affiorassero dai vari naufragi rottami dei più svariati Faust ai quali attaccarsi per non affogare.

Ormai la vicenda di Faust è un mito: l’uomo che vende la sua anima al demonio per avere di nuovo la giovinezza e con essa la volontà di potenza, per dominare sulle persone e le cose a cominciare dai rapporti di amore. Un mito che nasconde la grande bestemmia.
Oggi viene da pensare a quanti, figli del capitale, si rifugiano in cliniche segrete, tra trapianti di organi e chirurgia plastica, alla ricerca di una impossibile eternità e di un prolungamento vano di una gioventù perduta, in lotta con il tempo e perciò con la fretta di bruciare tutto ora e subito, con l’inevitabile conseguenza di nefandezza, soprusi, violenze e follia.
Così il nostro spettacolo, come la zattera della medusa, in questo mare di legnami alla deriva, cercherà di ripercorrere questo mito, che oggi è della borghesia, come prima lo era del nazismo e ancora prima di uno sciamanesimo perduto, toccando solo alcuni dei grandi temi che Faust e Mefistole sollevano con la loro presenza e alleanza.
In mezzo all’orrore e alla meraviglia di questa simbiosi, giovane inconsapevole quasi avulsa e lontana resta Margherita, quale icona di una violenza subita e di un amore impossibile.
Nel suo andare per il mondo, il Faust senz’anima, sarà appena toccato dalle conseguenze del suo fare e passerà in mezzo a una umanità sofferente, dura, aggressiva tenera e volgare senza accorgersene: frastornato dalle parole e dai canti (e portatore lui stesso) di chi ha composto e scritto affascinato dalla sua dolorosa vicenda.

Dario Marconcini

   

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