Compagnia Francesco di Bartolo
EMMA B. VEDOVA GIOCASTA
di Alberto Savinio
con Elena Croce e Elisabetta Furini
regia e spazio scenico Alessio Pizzech
assistente alla regia Elisabetta Furini
Alberto Savinio, scrittore, pittore, critico, giornalista, uomo di teatro, rappresenta una delle figure di spicco della cultura italiana del 900 ed in particolare incarna quell’ecclettismo intellettuale così poco praticato nel panorama degli intellettuali italiani spesso alla ricerca di una categoria in cui essere inseriti per diventare organici alla società.
Savinio invece ha sempre mantenuto un profilo europeo, interdisciplinare e munito comunque della preziosa arma dell’ironia per decostruire i valori di un Italietta molto borghese, molto conservatrice e quindi fascista.
Quando con gli occhi del bambino, quando assumendo le forme delle sue creature surreali, Savinio ha sempre comunque indagato il cuore ipocrita del “tipo italiano” ed ha sempre cercato nelle pieghe del sogno, dell’onirico e del visionario una prospettiva nuova per arrivare al cuore di una verità sempre scandalosa e per tanto rivelatrice .
Il mio incontro con questo autore già avvenne circa quindici anni fa quando misi in scena un suo divertente testo intitolato la Famiglia Mastinu e nella stessa stagione ideai un lavoro che raccoglieva vari suoi scritti sotto il titolo “Il circo del Signor Dido”.
Anni dopo con Marion D’Amburgo attraversammo la spinosa e potente scrittura scenica dell’autore italo / greco, tratta dalla Nostra Anima e poi di nuovo Savinio toccò le corde del mio intelletto quando realizzai un recital tratto dal suo bellissimo libro : L’infanzia di Nivasio Dolcemare.
Insomma per me Savinio resta un incontro folgorante ed eccitante.Per le ragioni che ho sopra indicato, lo trovo adesso più che mai, di fronte a questa barbarie culturale, necessario e attuale e ritengo che in questa Italia senza padri sia un obbligo morale far conoscere la sua parola.
Proprio questo suo voler disinnescare i meccanismi ipocriti borghesi, familiari è indicatore di una capacità sovversiva che la sua scrittura porta con sé e che oggi può rappresentare uno strumento di conoscenza e osservazione per un cambiamento profondo che la società italiana deve chiedere a sé stessa.
Questa stagione perciò, con il sostegno del Teatro di Buti, sempre attento al mio lavoro, affronto il suo testo teatrale più conosciuto e forse la prima cosa che di lui lessi ; lo faccio con una grande compagna di viaggio di tante avventure teatrali : Elena Croce.
EMMA B VEDOVA GIOCASTA resta il cardine del teatro Saviniano, un punto di arrivo, un sunto della sua poetica ; questo testo, partendo dal rapporto madre / figlio, incarna con forza quella necessaria ridiscussione del sistema delle relazioni, quella fondante affermazione di verità, che travalica barriere, limiti e confini.
Ed è proprio in questo costante “sconfinamento” che sta la ricchezza si senso, di lingua di cui Savinio ci fa partecipi invitandoci con ironia a dissacrare noi stessi, le regole che come adulti ci siamo dati, conservando quello sguardo bambino, artistico, che possa illuminare il buio “del dolore del presente”
Alessio Pizzech
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