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Produzione Associazione Teatro Buti



IL CAMMINO
Oratorio drammatico di: Bernard Marie Koltés



traduzione Luca Scarlini

con
Lo sposo: Dario Marconcini
La sposa: Giovanna Daddi
Il fidanzato: Gaetano Ventriglia
La fi danzata: Silvia Garbuggino

musica e messa in scena a cura del Collettivo
assistente del Colletivo Gloria Bazzocchi
palcoscenico e illuminazione Valeria Foti e Riccardo Gargiulo
fotoMassimo Agus
organizzazione Riccardo Serafini


Dopo Amleto e Coco si rimane un po’ segnati dall’incontro con questo scrittore e sentivo il bisogno di fare con lui un altro percorso di conoscenza del profondo attraverso uno dei suoi scritti teatrali ingiustamente considerati minori.
L’occasione l’ho avuta quando ho trovato questo testo così poco conosciuto in una libreria di Parigi e subito mi ha colpito per la sua originalità e forza poetica tanto che alcune pagine brucianti sembravano scritte da Artaud.
Ho poi avuto la fortuna sia di aver trovato Luca Scarlini disponibile a tradurlo, che la possibilità di lavorare di nuovo con due attori molto bravi, Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino, che erano gli unici capaci di poter risolvere i ruoli dei due fidanzati.
Poi con Giovanna, dopo il lavoro in comune con Straub, potevamo ritrovare e ripercorrere un testo con quel rigore.
La cosa nuova nel lavoro di messa in scena è stata la necessità di far interagire il testo con una continua partitura musicale fatta di brani di Scelsi, Coltrane, Glass, Lennon, Bach.
La musica diventa qui non commento sonoro, ma elemento drammaturgico e gli attori, muniti di un microfono (ed è la prima volta per me salvo nei recital di poesia), restituiscono i nove movimenti del testo con la parola in tutta la sua lucentezza, pericolosità, estensione.
Lo spazio studiato è abbastanza semplice; ci sono due percorsi paralleli ai bordi del palcoscenico che partendo dal muro di fondo arrivano fino a protendersi con due passarelle nel vuoto al di sopra delle poltroncine: sono il cammino per i due fidanzati. Al centro invece, su una pedana-zattera con la punta rivolta verso la platea, stanno i due sposi che nella loro ieratica quasi immobilità scandiranno versi del “Cantico dei Cantici”.
E’ un testo questo che trova la sua forza nell’affermare che sarà sempre l’amore a vincere o ad “esser forte come la morte” e i due fidanzati, che attraversano e sono testimoni di questo mondo decomposto e in rovina, fanno del loro amore un atto di resistenza.
Tieni conto della mia precedente presentazione.

   


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